Missione Stelvio per la Geo Davidson

Sono stati 5 gli atleti Geo Davidson che hanno affrontato, in una delle giornate di chiusura del Passo dello Stelvio al traffico motorizzato, la salita alla Cima Coppi di tanti giri d’Italia.

Organizzato un weekend con soggiorno a Isolaccia, frazione di Valdidentro, Alessio Agrenta, Massimo De Luca, Marco Gardella e Paolo Gianello, sono stati poi raggiunti il sabato sera da Fabio Demattei (con l’amico Marco) ed hanno scalato la Domenica 18 Giugno l’agognata salita.

Nelle parole di Marco Gardella, che ringraziamo per aver dedicato un po’ del suo tempo a noi, possiamo scoprire le emozioni provate nella giornata:
Quando il tempo si ferma e non si misura; l’importante è cogliere l’attimo.
Il passo dello Stelvio è leggenda del ciclismo è la montagna da raggiungere, che non ti respinge, ma ti accoglie mostrandoti tutta la sua imponenza. La mattinata è perfetta, il cielo è sereno non fa neppure freddo. Partiamo con tutta calma senza l’ansia di dover arrivare alla linea di partenza ad un orario prestabilito.

Affrontati i primi sei chilometri di avvicinamento ci immettiamo nella statale che porta al passo  incrociando una lunga processione di ciclisti che, chi più lentamente, chi più in maniera spavalda, attraversa il gonfiabile posto ai piedi della salita.
Si parte e subito decidiamo che la salita la affronteremo insieme condividendone la fatica.
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La salita tutto sommato è regolare e permette di trovare il ritmo più consono alla propria condizione. Si inerpica più decisamente all’uscita dell’ultima galleria, per un tratto di oltre cinquecento metri dove le pendenze salgono in doppia cifra. Arriviamo all’altezza dei tornati che si succedono l’uno dopo l’altro permettendoti di rifiatare. Mi alzo sui pedali e scruto con la coda dell’occhio il volto di Paolo che sbuffa concentrato nello sforzo. Chiacchiero con Alessio e mi guardo attorno. La moltitudine di colori delle divise dei ciclisti che ci  circondano forma un lungo serpentone che si inerpica lungo la salita.

Sembra di essere sul percorso della Maratona delle Dolomiti, ma l’atmosfera è decisamente più rilassata; famiglie che accompagnano i propri figli nella grande avventura, ciclisti improvvisati che armeggiano con e-bike evidentemente prese a noleggio. Affianco a noi un ragazzo amputato ad una gamba, spinge con determinazione l’unico pedale della sua bici da corsa e avanza aspettando la compagna di viaggio che procede con una mtb assistita.  

Arriviamo al bivio dell’Umbrail Pass, lì la strada, per oltre un chilometro diventa un falsopiano e sembra concedere al ciclista la possibilità di raccogliere le forze per affrontare l’ultimo tratto impegnativo di tre chilometri. Le pendenze sono nuovamente importanti e la quota non aiuta la migliore respirazione, quindi si arranca con fatica.

Ammiro Paolo e la sua determinazione. Poco meno di due mesi fa era bloccato con una frattura al malleolo e credo nessuno avrebbe scommesso sulla sua impresa.

Ci siamo; siamo al traguardo con grande soddisfazione. Ognuno in cuor suo tiene le proprie emozioni che vanno a riempire il cassetto delle esperienze.

Sono tanti anni che pedalo e ancora oggi mi domando quale sia la vera motivazione che spinge il cuore oltre la fatica di chiunque si metta alla prova. In fin dei conti, raggiunta la meta, torni alla partenza e alla quotidianità di tutti i giorni.

Da parte mia credo di aver capito che, vissuto l’attimo della grande soddisfazione, restino l’emozione, i pensieri che ti accompagnano lungo il percorso e la consapevolezza di se stessi. Oggi pure la soddisfazione di chi con te ha condiviso la fatica.

Ciao
Marco